Dopo il Primo Sguardo

Dopo il Primo Sguardo


Un pancione che cresce, le mani amorevoli di mamma e papà che lo accarezzano, occhi sognanti, grandi speranze, gioiosi sogni e qualche piccola o grande paura. Intanto si spuntano le cose da fare: il corso di accompagnamento alla nascita è finito, con tutto il suo bagaglio di adrenalina, ossitocina ed endorfine, contrazioni, spinte e secondamento; passeggino, carrozzina, ovetto, fascia, culla, fasciatoio, pannolini, tutine, body, calzine… sono tutti lavati, disinfettati, stirati e riposti con amore nell’armadio; la valigia per l’ospedale è pronta e vicina alla porta di casa da almeno un mese; i libri sullo sviluppo del bambino da zero a tre anni, sul sonno e sulla nanna sono impilati sul comodino e pieni di post it attaccati sulle pagine più significative. Insomma, tutto è pronto per accogliere un bebè tanto desiderato, sognato, atteso.

Poi un bel giorno, o una bella notte, in modo del tutto inaspettato, senza nessuna avvisaglia, si rompono le acque, iniziano le contrazioni, si cerca di gestire un primo minuto di panico e caos e si corre in ospedale: ecografia, visita, travaglio, parto, taglio del cordone… Ed eccolo lì, piccolo, caldo, indifeso, con gli occhi spalancati negli occhi della mamma e del papà.

È nata una famiglia, finalmente!

Pieni di speranze, mamma, papà e bimbo tornano a casa, fiduciosi che tutto andrà bene, che sarà una fantastica avventura al profumo di borotalco e al sapore di latte e amore e poi…

E poi il nano non dorme, o non come vorremmo o come dormono invece i figli delle amiche / sorelle / cugine / mamme / vicine di casa; vuole stare sempre in braccio e sempre con la sua mamma (quando va bene, tollera di buon grado il papà); piange, piange, piange, piange e poi ancora piange, così come la mamma, che dalla sera alla mattina è stata fagocitata da questo esserino urlante e pretenzioso…

Ma perché nessuno ci ha detto che sarebbe stata così?

Che cos’ha che non va nostro figlio?

Perché tutti gli altri sono tranquilli e a noi è capitato lui?

Dove stiamo sbagliando?

Ecco alcune delle domande che più spesso ricorrono sulla bocca dei neogenitori, un uomo e una donna una volta competenti, che ora si ritrovano in balia degli eventi, esausti per la nuova vita, storditi dalla mancanza di sonno e dai commenti e consigli di amici e parenti, confusi dalle indicazioni del pediatra, che se la cava sempre con un “è normale, passerà”.

 

In questi casi, è importante proporre un accompagnamento anche dopo la nascita ed è qui che la psicologia perinatale può essere d’aiuto. Attraverso le sue competenze e con il supporto di evidenze scientifiche, lo psicologo perinatale può sostenere e supportare i genitori sotto molti punti di vista (MIPPE, 2015):

  • Offre sostegno alla genitorialità, aiutando i genitori a rendersi consapevoli dell’enorme rilevanza che il loro comportamento di contenimento e sintonizzazione col bambino riveste per il suo sano e armonioso sviluppo;
  • Promuove nei genitori la consapevolezza che le proprie esperienze relazionali possono orientare la loro modalità di accudimento e lo sviluppo della relazione di attaccamento;
  • Favorisce una comunicazione efficace all'interno della famiglia;
  • Promuove le capacità genitoriali di sintonizzazione coi bisogni fisiologici di base del bambino: sonno, regolazione emotiva, bisogno di contatto, pianto...

Il sostegno alla genitorialità è un ambito di lavoro per me molto importante, perché ritengo di fondamentale importanza che l’avventura familiare parta sotto i migliori auspici o, quando non è così, i genitori sappiano che nulla è perduto e che c’è sempre la possibilità di costruire delle relazioni emotivamente intense ed efficaci.

Per questo motivo, con questo primo post voglio anche introdurre il programma dei miei incontri a sostegno della genitorialità, “DOPO IL PRIMO SGUARDO”, che partiranno Sabato 18 Febbraio 2017 con una delle tematiche che più destabilizzano la vita dei neogenitori: il sonno dei neonati!


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