Psicomotricità Neurofunzionale

"Il movimento fisico, dalla prima infanzia e per tutta la vita, gioca un ruolo importante nella  creazione delle reti neuronali, che sono alla base dell'apprendimento" - C. Hannaford

Cosa fa lo Psicomotricista Neurofunzionale?

"Utilizza il movimento e il vissuto corporeo per sviluppare le potenzialità mentali e corporee della persona. Valorizza, dunque, il ruolo del corpo e va a stimolare in particolar modo lo sviluppo dei prerequisiti all'apprendimento. Favorisce, poi, lo sviluppo della resilienza somatica e la regolazione delle emozioni tramite il movimento". E' così che la Dott.ssa Elena Simonetta, psicologa, psicoterapeuta e presidente dell'Associazione PSINE, definisce il ruolo dello Psicomotricista Neurofunzionale.

Parla di persona, non di bambino, perchè l'apprendimento è un processo che non si circoscrive e si esaurisce negli anni della scolarità, ma si sviluppa e si snoda lungo tutta la vita e negli innumerevoli contesti che vedono la persona coinvolta.

 

A chi mi rivolgo, dunque, nella mia attività di Psicomotricista Neurofunzionale?

Fra i numerosi ambiti di applicazione, utilizzo il gesto umano come fulcro della metodologia psicomotoria neurofunzionale, ponendo al centro l'espressività corporea, con particolare riferimento agli aspetti ritmici, per attuare con bambini , adolescenti e adulti interventi abilitativi e riabilitativi nei seguenti ambiti:

  • Valutazione dei prerequisiti all'apprendimento
  • DSA, BES e ADHD
  • Problematiche relazionali
  • Disagio e disabilità.

Alcuni esempi

It's Learning Time!

Ma davvero impariamo solo da e sui libri?

Con la psicomotricità neurofunzionale si impara, anche... anzi soprattutto così.

Che cosa si impara?

A leggere, a scrivere e a far di conto, come si diceva un tempo, passando oggi per i prerequisiti all'apprendimento, fra cui la coordinazione oculo-manuale, il controllo tonico, il tempo.

 

 

Con questi giochi? Certo che sì!

Coordinazione Oculo-Manuale

Il padre della psicocinetica, Jean le Boulch, sosteneva (1975) l'importanza dell'esercizio dell'apparato oculomotorio e della coordinazione occhio-mano per favorire l'evoluzione dello schema corporeo, ossia l'integrazione e percezione ottimale di tutte le parti di sè. Uno dei punti di partenza, quindi,  del lavoro psicomotorio neurofunzionale è proprio la coordinazione oculo-manuale, in cui la mano deve andare dove l'occhio la guida. In questo breve video, oltretutto, la pallina da tennis consente di stimolare un altro aspetto psicomotorio, il controllo tonico: il tipo di presa che il bambino sta realizzando, detta grasping (il palmo della mano rivolto verso il basso e le dita arcuate) presuppone un tono della mano tale da consentire una forza di lancio calibrata alla presa, che risulta salda sulla pallina. In ultimo, questa attività prevede l'ingaggio solo di specifiche parti del braccio, mentre altre restano ferme: questo aspetto psicomotorio si chiama distribuzione differenziata. Il semplice esercizio di far rimbalzare e afferrare al volo una pallina da tennis, dunque, elicita contemporaneamente coordinazione oculo-manuale, controllo tonico e distribuzione differenziata: tre aspetti che sono tra i prerequisiti all'apprendimento della scrittura.

Doppia stimolazione vestibolare

Che cos'è il sistema vestibolare?

E' quella struttura cerebrale che organizza differenti funzioni, fra cui l'equilibrio posturale, l'attività oculomotoria, l'attenzione, ,l'organizzazione grafo-fonetico-fonologica, l'utilizzo della prevalenza motoria naturale e l'orientamento del corpo nello spazio. Tutti questi sono altri elementi che concorrono allo sviluppo dei prerequisiti all'apprendimento (e, dove carenti, allo strutturarsi di difficoltà di apprendimento).

La doppia stimolazione vestibolare, presentata in questo breve video, prevede un'attività oculomotoria in equilibrio posturale: lanciare palline su un target stando in equilibrio su un piede solo. Cambiando la mano che lancia e il piede di appoggio, il bambino sperimenta quale mano fa i lanci più efficaci (prevalenza manuale) e quale piede regge meglio il peso del corpo (prevalenza podalica).

Ancora una volta, il gioco si configura come veicolo per i prerequisiti all'apprendimento.